«Riscriviamo il romanzo della Pallanuoto…»

domenica, 25 Ottobre 2020

Arbitri GAPIPNI Press

Affiancare il nome di Antonio Cernuschi alla pallanuoto è un gioco da ragazzi: è sufficiente rifarsi a quei concetti che solitamente sono la “cornice” di una grande storia: passione, costanza, competenza, lungimiranza. Dopo una brillante carriera a livello federale, Antonio Cernuschi è diventato una delle “colonne” del Gruppo Arbitri di PallaNuotoItalia, struttura che è cresciuta in modo esponenziale anche grazie ai proficui incontri di formazione che lo stesso Cernuschi ha condotto, avendo il Direttore della Gapi, Davide Vukosa, come prezioso compagno di viaggio. All’interno della Lega Dilettanti PallaNuotoItalia, Cernuschi ha avuto modo di garantire il suo indelebile contributo allo sviluppo di una disciplina sportiva che è diventata la sua seconda pelle. Premessa necessaria, questa, per introdurre una lettera che Antonio Cernuschi ha scritto di proprio pugni e nella quale manifesta l’evidente disagio di chi non vuole assolutamente fermarsi a guardare il declino di uno sport, senza fare nulla per evitare che ciò accada. Non servono molti commenti, quando si è di fronte a parole scritte da una persona che ha usato il cuore come “inchiostro” per rendere indelebile il suo pensiero. Ve la proponiamo qui di seguito, integralmente. E se qualcuno avesse voglia di “alzare la mano” e condividerne il contributo, noi siamo qui, pronti a dare adeguato spazio a riflessioni, commenti, opinioni, proposte e quant’altro.

LETTERA ALLA PALLANUOTO

«Mi riesce ormai difficile pronunciare bene la parola Pallanuoto, come se me la stessi dimenticando. E’ perché da un po’ di tempo, ormai, il suo decadimento è lento e inesorabile: non la vedo, non la sento, non la tocco più. Come se si stesse dissolvendo con progressiva inesorabilità.

Penso di sapere ancora cos’è la Pallanuoto e lo so perché ho memoria, ho coscienza da dove vengo, dove vorrei andasse e come camminare con lei. Tocco con mano, e le vedo, le ragioni delle sue improcastinabili necessità.

Sulla strada di quanto accade è possibile incontrare viaggiatori con cui confrontarsi volentieri: li riconosco come possibili compagni di un viaggio militante all’insegna di una direzione unica e condivisa. Sono uomini e donne che si riconoscono per radicale umanità e indirizzo, positivi generatori di vitalità, generosi combattenti verso i costruttori del niente e quindi di prossime ulteriori macerie.

Abbiamo conosciuto il grande racconto della Pallanuoto, lo abbiamo vissuto, abbiamo camminato tra le sconfitte e i sacrifici, improvvisi trionfi e tradimenti, luci e stelle cadenti, così che ognuno ha un posto per sè, il suo piccolo grande capitolo nel tutto. Come è stato possibile che questo grande fiume si sia prosciugato e la sua voce sia diventata sempre più flebile ?

Dobbiamo convocare all’agorà i narratori. Chiamarli all’impellente servizio del raccontare, romanzare. Atleti, tecnici, dirigenti, genitori, arbitri, giornalisti, uomini e donne di scienza, operatori della comunicazione e del marketing, storici, filosofi: chiunque sia disponibile a mettere mano alla propria arte o mestiere o ruolo, che sappia trovare, proporre gli elementi per farne racconto di un capoverso, di un rinato, nuovo romanzo della Pallanuoto. Farsi testimone, custode e divulgatore anche di una sola parola da proporre e quindi riconsegnare alle coscienze, una proposta colma dell’umana vicenda che la caratterizza, perché se ne torni a fare materia del pensare e dell’agire. O non ondeggeremo più in inutili infelicità e rimpianto».

Antonio Cernuschi

3 commenti su “«Riscriviamo il romanzo della Pallanuoto…»

  1. Rudy ha detto:

    Grande Antonio, sportivo d’eccellenza, arbitro competente, uomo di principi e valori, ora divulgatore e da sempre amico della Pallanuoto. Sono contento di aver condiviso anche con te il mio cammino e ti abbraccio con affetto ringraziandoti per la tua testimonianza.

  2. Federico ha detto:

    Grande amico mio preciso e attento come sempre!

  3. Maurizio ha detto:

    Ciao Antonio,
    ti conosco, e immagino il tuo sforzo per racchiudere nelle necessariamente poche righe di un post un concetto che avrebbe richiesto intere pagine scritte con il sudore e il “sangue” che molti di noi hanno lasciato sulla mal lastricata via della pallanuoto.
    E tuttavia non ne abbiamo potuto fare a meno, perché la passione -al pari di una fede- non si imbriglia ma si può solo assecondare.
    Che dire dei concetti che esprimi? Quello che anche personalmente ci siamo detti più volte: nel nostro piccolo paese a chiunque venga data una responsabilità che lo fa sentire “forte”, invece che curare il bene comune inizia a curare il proprio piccolo, miserrimo orticello…
    Un saluto

    Maurizio

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